giovedì 22 gennaio 2009

Emiliano e la critica...

"L’oggetto permanente"
Spazio – Tempo – Causalità di Giuseppe Varone (2008)

Il genio creatore agisce con la sua opera entro e oltre un ambiente in cui le rappresentazioni vengono dotate di esistenza propria, con oggetti che occupano uno spazio comune a quello in cui si pone l’osservatore, instaurando relazioni spaziali di correlata obiettività, facenti parte di eventi ordinati temporalmente e percepiti come fonti autonome di improvvida causalità.
L’artista tesse una tela in cui alla ribalta opera l’incanto del colore e del racconto, a velare le cause e insieme gli effetti: l’instancabile avventore interagisce oltre la prima ventura visiva, a ricostruire in una plurima manifestazione le cause in presenza dei loro effetti, a prevedere questi ultimi oltre gli oggetti stessi roridi di istanze attive.
Nel momento in cui è attribuito agli oggetti una permanenza reale, sotto forma di luce e nella più rilucente e avvenente delle forme segniche, l’artista, col suo visibile parlare, li intaglia nei movimenti spazio-tonali e narrativi, osservandoli dall’angolo visuale dei suoi testimoni, gli astanti coreuti, comprimari in una imitazione differita evocatrice realtà in cui agiscono, in una porzione di tempo senza peso, oggetti, persone, eventi e azioni; di un mesto e a tratti ironico gioco simbolico, offerto in sacrificio di chi coglie il diverso nel gusto del senso inverso; di un linguaggio extra, proprio della mente, che genera ambiguità e passioni.
La realtà non è più fonte di precipui atti di conoscenza, ma l’occasione multiforme per le manifestazioni del possibile: si assiste dunque alla vibrante messa in scena di un’emozione che allontana dal trasognante stato di quiete, catapultante in un possibile senza tempo, permanente e mobile nel suo incantevole peso, fluttuante nella sua invariabile leggerezza, immutabile e poetica vaghezza.

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